Dentro il dolore, oltre la cronaca: il mondo secondo Matilde Serao


di Francesco Maria Bevilacqua

Che ruolo può avere la scrittura nella costruzione della coscienza collettiva? Può un romanzo o un articolo di giornale, non solo rappresentare il mondo ma modificarlo, scuoterne le fondamenta e spingere chi legge a vedere la realtà con occhi diversi? A questi interrogativi offre una risposta significativa la figura di Matilde Serao, che nella storia della cultura italiana ha incarnato, come pochi altri, la tensione tra narrazione e impegno civile.

Serao non fu soltanto una delle voci più vivide del giornalismo e della letteratura italiana tra Otto e Novecento, bensì un esempio di come la scrittura possa e, talvolta, debba, farsi strumento di indagine e denuncia sociale. Il suo sguardo acuto non si limitò a descrivere il mondo che la circondava, ma lo attraversò con sensibilità e lucidità, restituendone tensioni, ingiustizie e contraddizioni. Benedetto Croce, che ne apprezzò la straordinaria capacità narrativa, le dedicò il capitolo 44esimo della sua Letteratura della nuova Italia (1914), riconoscendone soprattutto la straordinaria, puntuale, capacità di osservare e restituire la società del suo tempo. Ma, se Croce si fermò qui, è doveroso, oggi, riconoscere nelle opere di Matilde Serao qualcosa di più: il valore e la forza di una prosa che, non si limitò a descrivere il mondo, ma lo attraversò, lo interrogò e, in qualche modo, lo scosse . I suoi lavori non si fermarono, infatti, alla semplice rappresentazione delle ingiustizie e delle tensioni del suo tempo, ma contribuirono a renderle visibili, offrendo al lettore strumenti di riflessione e consapevolezza

Croce lodò la precisione con cui, la scrittrice napoletana, sapeva trattenere nella memoria ogni gesto, ogni figura, ogni suono del mondo che la circondava. Nelle sue pagine, la vita quotidiana si fa racconto vivido, mai freddo o meccanico: i dettagli non sono solo realistici, ma pulsano di emozione; frutto, questo, di uno sguardo tanto lucido quanto partecipe. Ed è esattamente questa capacità di unire sentimento e analisi che fa di Matilde Serao una testimone preziosa della sua epoca. Le sue opere non furono mai semplici cronache: diedero voce agli ultimi, illuminarono le ingiustizie e portarono all’attenzione del pubblico le fragilità di un’Italia in trasformazione

Ne Il ventre di Napoli (1884), ad esempio, la denuncia sociale si traduce in un ritratto penetrante delle miserie del popolo napoletano: una città affamata e caotica, abbandonata dalle istituzioni, in cui povertà e malattia si intrecciano ad un’irrefrenabile, affascinante vitalità. Con altrettanta efficacia, ne L’anima semplice di Suor Giovanna della Croce (1901), Serao racconta la vicenda di una suora costretta a mendicare dopo la chiusura del monastero di Sant’Orsola a Napoli, evento simbolico della confisca dei beni ecclesiastici decisa nel 1866, che segnò una delle tappe più drammatiche del conflitto tra il neonato Stato italiano e la Chiesa. La chiusura, infatti, privò gli istituti religiosi delle loro risorse, compromettendone, così, la capacità di assistenza alle comunità più povere. Un provvedimento, questo,  che colpì duramente le strutture caritative ecclesiastiche, rappresentando il segno tangibile di un potere politico che imponeva il proprio dominio a discapito della protezione delle classi più vulnerabili.

Ma il vero tratto distintivo di Matilde Serao risiede, probabilmente, nel modo in cui riesce a restituire tale realtà attraverso lo sguardo delle donne. Le sue protagoniste vivono il disagio sociale sulla propria pelle, oscillando tra rassegnazione e ribellione, sacrificio e consapevolezza. Così, la denuncia si tinge di compassione ed il dolore diviene il terreno per una riflessione più ampia sulle diseguaglianze ed ingiustizie del tempo. 

«Esse – scriveva nel 1901, nella prefazione a Suor Giovanna della Croce, riferendosi alle protagoniste dei suoi racconti – – hanno di somigliante una sola cosa, viva e schietta, ed è il dolore: hanno di somigliante questa crisi dell’anima, questa crisi così rude, che lacera tutti i veli dell’artificio sociale, che strappa tutte le leggere parvenze della vita mondana, che dirada tutte le ipocrisie e che mostra nudo, ferito, sanguinante, il cuore umano della principessa e della sconosciuta operaia».

Croce sottolineò soprattutto la sua capacità di restituire la realtà con precisione e sentimento; ma, in Matilde Serao, c’è molto di più. Il suo sguardo non si limita a osservare: interroga, denuncia, spinge a riflettere. I suoi articoli e i suoi romanzi non si limitarono a fotografare il presente, ma si insinuarono nel tessuto sociale, svelandone le crepe e le ipocrisie. La sua scrittura, non a caso, colpì spesso nel vivo le classi dirigenti, che vi riconobbero un’intelligente e pungente forma di critica sociale.

In un’epoca in cui la cultura tende sempre più a ripiegarsi su se stessa, isolandosi dalle tensioni del presente, l’esempio di Matilde Serao assume un valore quanto mai attuale. Oggi, infatti, la figura dell’intellettuale – ammesso che con tale aggettivo si riesca ancora a designare una categoria del mondo contemporaneo – appare spesso distante, quasi disinteressata al mondo quotidiano e alle sue contraddizioni e ferite. La sua scrittura assume, invece, il valore di un gesto di coraggio e responsabilità: attraversa il reale, lo interroga, lo espone. È una parola che nasce da uno sguardo partecipe e da una coscienza vigile, capace di farsi denuncia, impegno, trasformazione. Una voce che non si limita a raccontare, ma scuote il torpore del presente – e continua, ancora oggi, a parlarci.

articoli correlati

Napoli

di Gaetano Fimiani Napoli non è solo una città: è un’esperienza viva, una memoria che non si lascia addomesticare.Nata da leggende e secoli di storia, […]

Partenope: una città, tante storie, mille volti

di Natalia Zambrano Il nome Partenope, in riferimento alla città di Napoli, è ormai desueto. Eppure, i napoletani (e spesso anche i campani in generale) […]

Luci sulla città: un giallo travolgente e tanto altro

di Ludovica Stasi Luci sulla città di Massimiliano Virgilio è un romanzo giallo che intreccia elementi storici e narrativi, spingendo il lettore nella Napoli di […]
chevron-downarrow-left